Raccolta differenziata: condotte due iniziative di sensibilizzazione
Aggiudicato da non molto, e della durata di sei anni, l’appalto bandito dal Comune di Aosta per la raccolta dei rifiuti urbani prevede non solo ciò che attiene agli aspetti tecnici del servizio, ma anche iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per migliorare la differenziazione nel capoluogo regionale, rientranti nel progetto complessivo “Aosta Capitale dell’Ambiente”.
Gli esiti di due di questi interventi stati resi noti nel pomeriggio di oggi, in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte l’assessore all’Ambiente Delio Donzel e il dirigente dei servizi ambientali Marco Framarin, oltre a rappresentanti della società “Quendoz” (gestore del servizio rifiuti) e della cooperativa “Acab”, specializzata nella divulgazione sui temi della sostenibilità.
La prima iniziativa ha visto degli operatori condurre, in tutte e cinque le istituzioni scolastiche aostane, degli incontri esplicativi sulle diverse tipologie di rifiuti e sulle modalità corrette di differenziarli. Le “lezioni” (non è errato definirle così, già che sono state condotte proprio con l’ausilio di materiali da mostrare, per rendere ancora più evidenti i concetti) hanno riguardato le scuole primarie e secondarie di primo grado, per un totale di 1600 alunni.
“Sin dall’introduzione della raccolta ‘Porta a porta’ ad Aosta, – ha spiegato l’assessore Donzel – siamo attivi attivi nelle scuole. Tuttavia, in passato abbiamo proposto iniziative su scala minore, mentre questa volta abbiamo interessato la totalità delle istituzioni scolastiche cittadine e auspichiamo anche un risultato diverso”. “Per noi – ha aggiunto il dirigente Framarin – entrare nelle classi significa molto, perché rappresenta un ‘seminare’ per il futuro, importante affinché la coscienza di un corretto smaltimento si affermi sempre più”.
L’altra iniziativa ha visto la società “Quendoz” svolgere, con propri operatori, nei mesi di novembre e dicembre 2013 e gennaio 2014, 2247 controlli sui cassonetti dei rifiuti della Città (quelli utilizzati, in comune, dai condomini). L’esito delle verifiche veniva segnalato con l’apposizione immediata di uno speciale tagliando: verde (per un corretto utilizzo dei contenitori), giallo (nel caso di qualche irregolarità nella differenziazione) e rosso (per errori gravi).
Sul totale dei cassonetti controllati, il 30% circa è ben differenziato (verde), gli errori gravi sono sotto la soglia del 10% (rosso), mentre oltre il 60% risulta impreciso e con necessità di una raccolta differenziata effettuata con maggior attenzione. “Questi controlli sono stati svolti ora, ad appalto appena iniziato – ha spiegato Delio Donzel – per trasmettere il senso di un’Amministrazione che vigila e si fa promotrice di messaggi positivi su come correggere la situazione. I dati presentano infatti la possibilità di un ampio margine di miglioramento. In un secondo tempo, ci preoccuperemo di incontrare gli amministratori dei condomini con le maggiori irregolarità, perché sarà importante capire se il problema è solo una cattiva informazione”.
Quali sono gli errori più ricorrenti? Anzitutto, troppi utilizzano sacchetti per inserire il materiale nel cassonetto di colore arancione (dedicato a vetro e alluminio): quei rifiuti non necessitano di involucri. Inoltre, nel contenitore verde (raccolta indifferenziata) vanno separati i rifiuti, eliminando quelli che potrebbero trovare posto negli altri cassonetti, perché di quei materiali. Va ribadito, poi, che la ceramica non può essere riciclata assieme al vetro: piatti e tazzine non vanno quindi posti nel cassonetto arancione. Infine, tubi al neon e lampadine non possono essere considerati vetro, ma rappresentano dei RAEE (così come gli elettrodomestici, seppur di piccole dimensioni, come i ferri da stiro, non vanno quindi gettati nei cassonetti, ma conferiti negli appositi centri di raccolta).
Accortezze con le quali è importante familiarizzare sempre più. “Gli errori nella differenziazione – ha sottolineato il dirigente Framarin – possono presentare conseguenze pesanti. Se il materiale conferito presenta un livello di impurità tale da superare determinate soglie, l’ente gestore del centro di trattamento dei rifiuti (nella fattispecie la Regione) ha delle ripercussioni economiche, da sostere con fondi che, è bene ricordarlo, sono pubblici, quindi di tutta la comunità”.